PARROCCHIA DI SAN PIETRO ORSEOLO

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San Pietro Orseolo

La famiglia degli Orseolo, nobili veneziani, sembra abbia origine dai Parti, famosi cacciatori di orsi, da cui il cognome e lo stemma. Quando nacque Pietro, nell'anno 926, i suoi genitori abitavano nella parrocchia dei santi Filippo e Giacomo. Nell'anno 946 sposò la nobildonna Felicia Malipiero dalla quale ebbe tre figli, due femmine ed un maschio.

Dopo la rivolta scoppiata contro il Doge Candiano IV, stanato da un furioso incendio che distrusse la Basilica, il Palazzo e centinaia di case, e trucidato barbaramente, l'Assemblea per l'elezione del nuovo Doge scelse Pietro Orseolo, conosciuto per la sua probità di vita e per la sua religiosità.

Fatto Doge si accinse a ricomporre le avverse, a ricostruire sulle macerie dell'incendio, a curare gli interessi dei cittadini, e a provvedere ai poveri e ai pellegrini con la costruzione di un ospizio presso la Basilica.

Preoccupato della propria salvezza eterna, difficilmente raggiungibile, gli pareva, nell'ufficio di Doge, e consigliato dagli amici san Romualdo e Marino nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre dell'anno 978 prendeva la fuga verso Fusina assieme ai suoi amici spirituali. Nel monastero benedettino di S. Ilario abdicava al mondo e si sottoponeva alla tonsura, diventando membro della vita clericale. In quel mattino di settembre, nel silenzio delle lagune e delle campagne, toccava con mano la caducità degli onori.

Da S. Ilario di Fusina, attraverso Milano e Vercelli, si avviò per la via di Provenza al grande monastero di Cuxa. Qui, dopo un'esperienza di vita eremitica secondo la regola camaldolese, chiese di essere accolto nel monastero benedettino. Si dedicò ai servizi più umili, all'accoglienza dei pellegrini ai quali lavava i piedi, e alla custodia della chiesa come sacrista. L'esemplarità della sua vita destò interesse nell'alta società catalana tanto che diversi nobili seguirono il suo esempio. La sua morte, preannunciata tre giorni prima, avvenne il 1 gennaio dell'anno 988 all'ora nona.

Fu sepolto nel chiostro del monastero e vi rimase sino al 1027. In quest'anno, in seguito a fatti straordinari fu traslato nella chiesa e posto alla venerazione dei fedeli. Nel 1731 il 18 aprile papa Clemente XII lo dichiarava Santo.